"La battaglia dei sessi"
Questa mia ricerca nasce dalla voglia di raccontare donne combattenti.
Uno zoom nel mondo della POP ART e del PREPPY, una linea di colore tra gli anni '50 ai '70 del Novecento quando le donne erano considerate unicamente figlie, madri, casalinghe, quando erano "inferiori".
Le mie muse sono due artiste della POP ART: Jann Haworth e Rosalyn Drexler e la tennista Billie Jane King.
Jann Haworth*** POP ARTIST. Ho deciso di parlarvi di lei perché quando era studente all'Accademia d'arte e non veniva considerata al pari dei suoi colleghi di sesso maschile, ha preso una qualità che dai maschi viene attribuita alle donne, il cucito e l'ha usato come mezzo per la sua arte. Mi ha colpito molto una sua opera "Old Lady" in cui esalta la vecchiaia che considera come possibilità di leggerezza e saggezza. E' per questo che il foulard a lei dedicato è caratterizzato da strisce di vari materiali e tutte le cuciture sono a vivo e non nascoste.
Rosalyn Drexler*** POP ARTIST - WRESTLER - SCRITTRICE. Una donna eclettica che ha contribuito alla battaglia contro la violenza sulle donne.
Billie Jane King*** TENNISTA. E' esempio, per me, del mondo PREPPY, la sua vittoria contro un uomo che l'ha sfidata in un match di tennis è per me simbolo del fatto che le donne non devono avere paura e devono sempre misurarsi con se stesse e con gli uomini.

Expo Madì a Gent!
Il 16 Febbraio 2019 rimarrà una data a cui sarò legata per sempre, un anniversario da festeggiare ogni anno.
E' sta la prima uscita Madì in Europa.
Il Flandria Hotel, un piccolo hotel in rinnovamento nel centro di Gent mi ha accolta e una volta lì, ho sentito di essere "a casa".
Ho incontrato molte donne quel giorno...mi sembrava di conoscerle da una vita. Come amiche che si rincontrano dopo molto tempo e ci siamo raccontate. Chi aveva gli occhi impauriti ma pieni di speranza per il futuro, chi ha portato la gioia della libertà. Più di tutte però mi ha colpito una donna, la chiamano Betty Bijou, è un personaggio di fantasia disegnato su una parete del bar dell'hotel, accoglie con una frase: "The secret of Life? Love and a good cup of coffee" una storia dietro una frase che insieme alle storie della linea "Da Maria Antonietta a Frida Kahlo" che ho presentato mi hanno fatto sentire a casa.

"Da Maria Antonietta a Frida Kahlo" la storia.
Questa mia ricerca nasce da una mail. Era luglio 2018 e per partecipare a un concorso di Moda dovevo produrre il mio primo shooting. Avevo la fotografa, gli abiti, la location, ma non avevo le scarpe.
Mi sono ricordata del negozio di scarpe a me più caro a Venezia: avete presente quello che vi salva ad ogni occasione importante, quello dove andate quando siete sicure che lì troverete quello che cercate, quello che risponde a come vi sentite? Sono andata proprio lì, da Vladì.
Ho preso coraggio e le ho scritto una mail: è nata così una grande sincronia.
Come Vladì ha scritto in seguito sui social, "la nostra non è solo una collaborazione", è una "condi-visione nel senso di condividere una visione", come ho scritto io in seguito.
Siamo partite alla grande, Vladì mi ha chiesto di disegnare una collezione per le sue scarpe ed ecco che è nata "Da Maria Antonietta a Frida Kahlo" che, diciamocela tutta con le sue scarpe offre un outfit completo da favola!
"Da Maria Antonietta a Frida Kahlo" è una ricerca tra le ombre e le luci della donna. Un viaggio nel tempo che va dalla Francia del 1700 di Maria Antonietta al Messico moderno di Frida Kahlo, passando per Venezia. Una ricerca sulle battaglie di una donna che combatte per affermare la propria sensualità, la propria consapevolezza, senza aver paura del proprio coraggio.
La Regina Maria Antonietta doveva combattere in un'epoca in cui le donne erano vendute come merce, quando i matrimoni erano programmati, quando la gabbia vera del corsetto era la gabbia che ti lasciava più libertà di respirare di tutto il resto.
Frida Kahlo che dire, è un nome che negli ultimi tempi si è sentito molto, si dice che sia abusato, ma penso che non si potrà mai parlare di abuso se quando si parlerà di Frida non si parlerà di marketing fine a se stesso ma di coraggio, di libertà di essere se stessi e prima di tutto di conoscere se stessi sotto ogni punto di vista, da quello sessuale (lei era bisessuale si sa) a quello politico ( combatteva a fianco del suo compagno, Diego Rivera nelle file del partito comunista).

Madì, perchè ho iniziato...
A parte che quando mi chiedevano: "Cosa vuoi fare da grande?" a 5 anni rispondevo: "la stilista!" e facevo vedere con orgoglio i book impaginati e rilegati da me e i post-it sequestrati a casa dei nonni....
Ho iniziato a dedicarmi alla moda perché penso che la moda possa essere considerata un linguaggio d'espressione al pari delle parole e come le parole è giusto che si usino a seconda del contesto e a seconda del momento così, nella moda bisogna che si usi non l'indumento adeguato alla circostanza ma l'indumento che ci aiuta a trovare noi stessi, quello che ci aiuta a dire di noi e a dire:"nel mio piccolo cambio le cose anch'io, e uno dei motivi è perché non compro prodotti che per produrli sfruttano milioni di lavoratori o usano inquinanti per l'ambiente e per la salute delle persone che fanno il lavoro.
Il mio logo, pensato da un amico grafico che mi conosce bene, mi rappresenta, ha nelle sue componenti una parte lineare "progettuale" e una parte "artistica" di pennellata. Per me in tutto quello che faccio l'arte accompagna, imprime e inebria il resto, per questo non posso prescindere da una moda che ingloba l'arte in varie sfaccettature.
Ecco perché ho iniziato a dedicarmi alla moda, oltre che essere un linguaggio creativo, Madì è un brand che guarda alla qualità dell'intera filiera, dai lavoratori (da chi tosa le pecore, a chi fa il disegno dei tessuti, a chi li fabbrica a chi li cuce) ai materiali, se sono prodotti nel rispetto dell'ambiente e degli animali.